lunedì 21 novembre 2011

LE MANI - VITTORIO SERENI

sabato, 21 maggio 2011
LE MANI - VITTORIO SERENI
 
Conosco almeno una persona che leggendo il titolo del post sbufferà un "Uffa, ancora con 'ste mani..."
Porta pazienza, amico mio. Vedi, quelle di Vittorio sono diverse da quelle di cui abbiamo letto finora.
Usate  non per abbracciare, accarezzare o per stringere le sue, ma  solo per  schernirsi, identificano la donna,  provocando nel poeta emozioni appena contenute dentro un verseggiare fresco e leggero.
Il verso di incipit si alza, con un dire calmo, ma importante, come quelli di Pavese che sembrano sorridere. Ma è ambiguo, promette successive rivelazioni con i due punti di precisazione, cattura l'attenzione, più che imporla.  E' decisamente uno stile poetico attuale che merita uno studio più profondo.
Una ultima riflessione: ma nelle antologie scolastiche, Sereni sarà presente?





Vittorio Sereni nasce a Luino, sul Lago Maggiore, nel 1913.
Visse tuttavia la sua adolescenza a Brescia, che considererà la sua seconda patria e dove nasce il suo interesse per la letteratura, dopo la lettura delle poesie di Ungaretti. Per esigenze lavorative del padre Enrico, funzionario di dogana, si trasferisce a Milano dove compie gli studi alla Facoltà di Lettere e Filosofia,  stringendo legami con intellettuali allievi del filosofo Antonio Banfi tra cui Antonia Pozzi, Luciano Anceschi, Remo Catoni, Enzo Paci, Renato Gottuso. Si laurea nel 1936 con una tesi in Estetica sulla poetica di Gozzano che causò, in sede di discussione, un certo movimento. Infatti, mentre il corpo accademico nel sentire le nuove idee espresse dal laureando si dimostrava piuttosto scettico, un gruppo di giovani poeti e artisti, tra i quali  Aligi Sassu, Salvatore Quasimodo e altri, lo applaudiva consenziente.
Gatto e Vigorelli presentarono il promettente poeta a Carlo Betocchi che, nel 1937, gli pubblica due poesie sulla rivista " Frontespizio". È questo il primo importante traguardo. Negli anni milanesi Sereni aveva conosciuto altri "compagni di viaggio" ed era nata l'abitudine di incontrarsi quotidianamente lavorando liberi da ogni competizione in amichevole e affettuoso contatto.
Nello stesso anno, Sereni entra a far parte della redazione di Corrente, con Dino Del Bo, Ernesto Treccani, Alberto Lattuada, dopo aver collaborato alla rivista Letteratura e a Campo di Marte e quando questa  interrompe le pubblicazioni  trasformandosi in casa editrice,  pubblicherà la prima edizione di Frontiera, e l'anno seguente la ristampa con altri testi aggiunti.
Viene chiamato alle armi nel 1940, dapprima sul fronte francese, successivamente destinato in Grecia per raggiungere l’Africa ed infine preso in forza alla Divisione Pistoia per proteggere il fronte siciliano a Trapani.
Il 24 luglio 1943 è fatto prigioniero con il suo reparto dagli Alleati sbarcati in forze in Sicilia e trascorre la sua prigionia tra Algeria e Marocco francese.
Con il ritorno in patria si trasferisce con la famiglia (è nata anche la figlia Maria Teresa) nella casa paterna di Milano e riceve l’incarico presso l’Ufficio scuole private al Provveditorato agli Studi di Milano per poi essere incaricato alla cattedra di italiano nel liceo classico “Carducci” di Milano dove rimane fino al 1947. Passerà poi  a lavorare presso l'ufficio stampa dell' azienda milanese Pirelli dove lavorerà fino al 1958, passando alla casa editrice Mondadori con cui collaborerà  fino al 1975.
Fu il primo direttore della collana "I Meridiani" di Mondadori; nel 1972 vince il premio dell'Accademia dei Lincei.
Inizia a viaggiare: Barcellona, Praga, Olanda e Stati Uniti. Nel 1973 si reca in Egitto, nel 1974 in Messico, nel 1978 in Provenza dove incontra René Char.
Nel 1981 esce dall'editore Einaudi il quaderno di traduzioni Il musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti dall'"Orphée Noir", da Pound, Char, Williams, Frénaud, Apollinaire, Camus, Bandini e Corneille.
Questo lavoro di traduttore di poesia gli farà ricevere, nel 1982, il Premio Bagutta. Nel medesimo anno Garzanti gli pubblica Stella variabile che gli farà vincere il Premio Viareggio per la poesia. Il 10 febbraio del 1983 muore improvvisamente in conseguenza di un aneurisma.
Sereni  è ricordato come il capostipite della corrente che si rifà alla Linea Lombarda (nome dell'antologia di poesie del 1952 che Luciano Anceschi pubblicò nel 1952 a Varese) ed ha scritto anche altre opere critiche e narrative.






LE MANI


Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell'arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.



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#1  21 Maggio 2011 - 16:35
Bellissima poesia di Sereni, autore davvero importante.
Sì, Carla, per fortuna è presente nelle antologie scolastiche, anche se non so quanto letto e studiato.
Un caro saluto
Mauro

maurogermani


#2  21 Maggio 2011 - 17:19
Ne sono contenta, anche se non so quanti insegnanti siano preparati sui nomi nuovi della poesia.
Il sospetto mi viene dalle richieste di parafrasi alla poesia che ogni tanti mi capita di trovare in calce ai post.
Come si fa a non capire, a non aver niente da dire su poesie come questa o come le altre che ho inserito?
Possiamo discutere sulla qualità della traduzione di qualche testo: a volte si inciampa nelle parole leggendo alcuni versi; forse sono stati trascritti con poca accortezza, ma il senso è quello e non è possibile sottrarsi alla sua intensità, alla sua emozione.
Contraccambio i tuoi saluti.
Carla
NATACARLA


#3  22 Maggio 2011 - 14:16
Uno degli ultimi grandi Maestri.
Uno che sapeva dare se stesso alla poesia e la poesia al lettore.
utente anonimo


#4  22 Maggio 2011 - 17:02
Bellissima questa tua interpretazione: dare se stessi alla poesia e la poesia al lettore.
Non è per niente semplice. La poesia si può amare, ed incamerare senza arrivare mai ad un limite massimo ma si può anche, nello stesso tempo, non riuscire a comunicarla, specialmente se ne abbiamo troppa dentro, o troppo disordinata.
Grazie anonimo.
Cercherò per te un nuovo maestro. Hai nessuno da suggerire?
Carla

NATACARLA


#5  22 Maggio 2011 - 18:31
Un grande poeta ed intellettuale. Saluti da Sar.

SaR


#6  26 Maggio 2011 - 11:09
Ciao, ho scoperto da poco il tuo blog e ci vengo spesso per ampliare la mia conoscenza in fatto di poesia. Godo per mia fortuna di una discreta ignoranza in materia di poesia... e non solo...il che mi consente di provare un'autentica gioia e soddisfazione quando posso scoprire autori e opere nuovi per me. Qui, sul tuo blog, mi accade spesso...ammiro molto la tua sensibilità nello scegliere... e la maniera chiara e intensa con cui descrivi e racconti ciò che pubblichi. Grazie, un sorriso, Red
utente anonimo


#7  26 Maggio 2011 - 21:59
Grazie Red per avermi lasciato tracce della tua gioia di aver scoperto nuovi autori. Ne sono soddisfatta perchè è lo scopo principe di tutto questo blog.
Quanto a quello che dici a me, mi confonde: grazie.
Carla
NATACARLA


#8  03 Giugno 2011 - 09:39
RIUSCIRESTI A FARMI LA PARAFRASI DELLA POESIA  DI PASSAGGIO DI VITTORIO SERENI? MI SERVE PER DOMANI PER FAVOREE
utente anonimo


#9  03 Giugno 2011 - 11:32
Ma benedetto ragazzo/a possibile che una poesia non ti dia niente da dire?
Passami il testo, ti darò degli input. Niente di più, intesi?
Carla
NATACARLA


#10  03 Giugno 2011 - 11:56
un solo giorno,nemmeno.poche parole.
una luce mai vista.
fiori che in agosto nemmeno ti li sogni.
sangue a chiazze sui prati,
non ancora oleandri dalla parte del mare.
caldo,ma poca voglia di bagnarsi.
ventilata domenica tirrena.
sono già morto e qui torno?
o sono il solo vivo nella vivida e ferma
nullità d'un ricordo?

utente anonimo


#11  03 Giugno 2011 - 15:50
?????????
utente anonimo


#12  03 Giugno 2011 - 19:35
DI PASSAGGIO

Un solo giorno, nemmeno. Poche ore.
Una luce mai vista.
Fiori che in agosto nemmeno te li sogni.
Sangue a chiazze sui prati,
non ancora oleandri dalla parte del mare.
Caldo, ma poca voglia di bagnarsi.
Ventilata domenica tirrena.
Sono già morto e qui torno?
O sono il solo vivo nella vivida e ferma
nullità di un ricordo?


Allora, intanto devi stare attento a come l'autore ha scritto i suoi versi: le virgole, i punti, l'andare a capo.
Tutto ha un senso. Se avevi fretta, sei scusato: ma come vedi io non mi sono fidata di quello che mi avevi trascritto. Il senso ne era completamente stravolto.
I versi sono pensieri che nascono improvvisi , macchie si colore che evocano al poeta suggestioni e ricordi.

L'autore in un un pomeriggio (poche ore), si trova circondato da una luce come non ne ha mai vista simile. E' da qui che che poi si snoda tutta la poesia: nel guardarsi attorno, osservare i prati, il mare e perso in questa oziosità, si chiede......
L'oziosità è espressa da tutta la poesia. Il ricordo in genere cristallizza dei momenti. Hai presente certi feedback dei film, quando il protagonista ricorda e ci fanno rivedere alcune scene del passato? Molto spesso le lasciano in bianco e nero, più spesso (e sono le migliori) ammantate da un color seppia, quello proprio del ricordo; talvolta il protagonista è il solo che si muove tra tutti gli altri, muti ed immobili. Ecco è questo il senso della domanda e del distico finale: un senso di spaesamento, con cui conclude la sua poesia. E non dandoci la soluzione del suo interrogativo, vi aggiunge irrealtà.
Sviluppa la tua parafrasi sforzandoti di pensare come l'autore ma attingendo dalle tue esperienze.
Ama la poesia.
Buon lavoro.


NATACARLA 


2 commenti:

  1. chi riesce a darmi l'analisi metrica della poesia di vittorio sereni le mani vi prego è urgente

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  2. una_tipa_army_savage27 aprile 2022 alle ore 15:48

    buongiorno signori e signore, bella poesia anche se difficile da interpretare. La devo analizzare per sabato e sto provando a trovare delle figure retoriche.Non sono brava in ste cose e i miei voti lo dicono :/ In poche parole: non ciò voglia di lavorare:/

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