sabato, 25 settembre 2010
MORTE DI UNA STAGIONE - ANTONIA POZZI
E' sorprendente la stesura di questa poesia.
Lo stile è fresco, moderno; la resa poetica asciutta e piena di significati.
Certo, ognuno adatta la poesia al proprio vissuto: questo è uno degli indicatori del gradimento o meno di una lettura.
Ma c'è anche l'interpretazione dei versi.
Penso di aver già espresso questa mia (innocua) convinzione e mi scuserete se mi ripeto.
Ma ha un senso leggere passivamente una poesia? Leggerla per il solo gusto di ascoltare come suonano bene insieme le parole come per esempio
"entro un tuonare lugubre di pietre"
senza chiedersi quali pietre tuonano lugubramente?
E' solo un esempio, naturalmente, ma se faccio finta di essere Antonia ed indosso la sua vita, quali motivi mi spingono a scrivere quei versi?
Le memorie dell'estate rappresentano un suo amore forse non proprio finito, ma ostacolato, proprio per via di quel verso di cui dicevo prima (sembra quasi voler descrivere una frana) e quell'esplorare nel buio il "pericolo dei ponti", è forse la paura che questi crollino, che si interrompano i contatti.
Tornando ad una calma relativa, metaforicamente all'alba, troviamo le rondini, simbolo di primavera, ma che migrano ai primi accenni dell'autunno, ancore incerte se andare o restare, messe a simbolo, forse, dell'indecisione dell'autrice stessa.
Guardati da questa angolazione, i versi hanno un nuovo sapore.
Lo stile è fresco, moderno; la resa poetica asciutta e piena di significati.
Certo, ognuno adatta la poesia al proprio vissuto: questo è uno degli indicatori del gradimento o meno di una lettura.
Ma c'è anche l'interpretazione dei versi.
Penso di aver già espresso questa mia (innocua) convinzione e mi scuserete se mi ripeto.
Ma ha un senso leggere passivamente una poesia? Leggerla per il solo gusto di ascoltare come suonano bene insieme le parole come per esempio
"entro un tuonare lugubre di pietre"
senza chiedersi quali pietre tuonano lugubramente?
E' solo un esempio, naturalmente, ma se faccio finta di essere Antonia ed indosso la sua vita, quali motivi mi spingono a scrivere quei versi?
Le memorie dell'estate rappresentano un suo amore forse non proprio finito, ma ostacolato, proprio per via di quel verso di cui dicevo prima (sembra quasi voler descrivere una frana) e quell'esplorare nel buio il "pericolo dei ponti", è forse la paura che questi crollino, che si interrompano i contatti.
Tornando ad una calma relativa, metaforicamente all'alba, troviamo le rondini, simbolo di primavera, ma che migrano ai primi accenni dell'autunno, ancore incerte se andare o restare, messe a simbolo, forse, dell'indecisione dell'autrice stessa.
Guardati da questa angolazione, i versi hanno un nuovo sapore.
MORTE DI UNA STAGIONE
Piovve tutta la notte
sulle memorie dell'estate.
Al buio uscimmo
entro un tuonare lugubre di pietre,
fermi sull'argine reggemmo lanterne
a esplorare il pericolo dei ponti.
All'alba pallidi vedemmo le rondini
sui fili fradice immote
spiare cenni arcani di partenza
e le specchiavano sulla terra
le fontane dai volti disfatti.
Leggi i vecchi commenti
Esatto, Gemisto.
Non credo si possa prescindere dalla biografia di un poeta, per apprezzarne i versi.
Normalmente la inserisco al mio primo incontro con l'autore, anche se uso per gli amici un trattamento diverso, per privacy legittima, ma anche proprio per questa etichetta che gli metto addosso.
Ma accadrà in seguito, quando, e sicuramente, i loro nomi saranno sullo stesso ideale scaffale delle tante voci che abbiamo studiato a scuola.
Ti sono grata del segno del tuo passaggio.
Ho visto che anche tu apprezzi Antonia e tante altre voci conosciute: dovrei passare più spesso da te. Accidenti al tempo.
Carla
NATACARLA |
da Alexandra Zambà
Lascia me Carla, avvicinarti con un poeta che sapeva di pietre, che ne girava intorno senza toccare terra; che sapeva di parole che viveva pesanti come macigni, leggeri, talvolta. Un poeta che scriveva:
…..Rendimi amaro.
Conta me tra le mandorle
Conta me tra le mandorle
parole che nel gioco combinatorio del plettro, vanno al di là degli accadimenti della propria vita, sgorgano da fonti ignote.
COSA ACCADDE? La pietra camminò
fuori dal monte.
Chi si svegliò? Tu e io.
Linguaggio, linguaggio. Con- stella. Accanto - terra.
Più povero. Aperto. Come a casa.
Dove si andò? Dove non c’è lamento.
Con la pietra si andò, con noi due.
Cuore e cuore. Troppo pesante l’abbiamo trovata.
Via via, più pesanti. Adesso, più leggeri.
--
da
COSA ACCADDE?
Da La rosa di nessuno
p. 460-461
Da La rosa di nessuno
p. 460-461
Di Paul Celan
utente anonimo |
Conoscevo di Celan la delicatezza, l'amarezza e l'insoddisfazione della sua anima, ma non questa poesia.
Ti ringrazio, Alexandra di avermela portata.
E' come se tu fossi arrivata con un profumatissimo mazzo di fiori.
Carla
NATACARLA |
Cara Carla, mi piacciono moltissimo le tue introduzioni/presentazioni con cui anticipi le poesie. mi sono di grande aiuto per apprezzarle in profondità, per andare oltre "il solo gusto di ascoltare come suonano bene insieme le parole".
Sempre grazie! :)
ina
utente anonimo |
Hai un gran bel blog, complimenti!, e gusti molto simili ai miei.
Blumy
blumy |
Grazie Ina: arrivi sempre al momento giusto.
Blumy, giuro di conoscere il tuo nick, ma non riesco ad arrivare al tuo blog: me ne mandi l'indirizzo?
Grazie, grazie, grazie.
Blumy, giuro di conoscere il tuo nick, ma non riesco ad arrivare al tuo blog: me ne mandi l'indirizzo?
Grazie, grazie, grazie.
NATACARLA |
grazie per il,link. io seguirò le tue tracce tramite RSS. nel ftattempo ti segnalo quesa lettura di una poesia di antonia pozzi: http://antemp.wordpress.com/2010/03/27/grazia-apisa-gloria-la-tua-sommessa-voce-ispirata-alla-poetessa-antonia-pozzi/
buoni giorni
AMALTEO |
Grazie della tua segnalazione: LARGO è un'altra stupenda poesia.
A risentirci.
Carla
NATACARLA |
Le allitterazioni sono come un canto di addio!
La fine della stagione è descritta con i verbi al passato remoto (Piovve/uscimmo/vedemmo/reggemmo) per esprimere un mondo ormai lontano, espresso anche con l'immagine delle rondini ... immote; anche i verbi all'infinito descrivono una realtà indeterminata (spiare)...; neppure l'uso dell'imperfetto descrittivo (specchiavano) è utile a conservare qualchecosa ... visto quei volti disfatti!
Giuseppe
La fine della stagione è descritta con i verbi al passato remoto (Piovve/uscimmo/vedemmo/reggemmo) per esprimere un mondo ormai lontano, espresso anche con l'immagine delle rondini ... immote; anche i verbi all'infinito descrivono una realtà indeterminata (spiare)...; neppure l'uso dell'imperfetto descrittivo (specchiavano) è utile a conservare qualchecosa ... visto quei volti disfatti!
Giuseppe
utente anonimo |
Hai fatto una buona lettura della poesia di Antonia ed una altrettanto buona riflessione sull'uso dei verbi.
Sorprendente, direi.
Penso che tu nasconda qualcosa: secondo me tu scrivi.
Se non poesie, scrivi di altro, usi molto le parole e lo fai bene.
Ad ogni modo, mi hai dato molto a cui pensare con le tue riflessioni; nuovi pensieri da innestarmi quando scrivo.
Grazie.
Sorprendente, direi.
Penso che tu nasconda qualcosa: secondo me tu scrivi.
Se non poesie, scrivi di altro, usi molto le parole e lo fai bene.
Ad ogni modo, mi hai dato molto a cui pensare con le tue riflessioni; nuovi pensieri da innestarmi quando scrivo.
Grazie.
NATACARLA |
Buongiorno Carla!
Grazie di cuore delle cose che hai scritto per me!
Ho letto quello che hai scritto nell'introduzione e penso che è molto più bella la tua riflessione e forse più vicina al sentire di Antonia!
(non leggo mai prima i commenti degli altri o le tue riflessioni per non essere condizionato nel mio commento, poi si... e mi accorgo di quante cose non ho saputo cogliere).
sai questa poesia l'ho imparata a memoria, non lo so... forse perchè è memorizzabile o è un modo per ricordare Antonia.....
Piacevole giornata di fine giugno!
Giuseppe
Grazie di cuore delle cose che hai scritto per me!
Ho letto quello che hai scritto nell'introduzione e penso che è molto più bella la tua riflessione e forse più vicina al sentire di Antonia!
(non leggo mai prima i commenti degli altri o le tue riflessioni per non essere condizionato nel mio commento, poi si... e mi accorgo di quante cose non ho saputo cogliere).
sai questa poesia l'ho imparata a memoria, non lo so... forse perchè è memorizzabile o è un modo per ricordare Antonia.....
Piacevole giornata di fine giugno!
Giuseppe
utente anonimo |
E' solo una interpretazione la mia, una delle possibili quando io indosso questa poesia. Tu lo hai fatto diversamente perchè sei diverso. La mia lettura forse è più emozionale, la tua coglie aspetti più tecnici e da lì ricrea intenti ed emozioni.
Imparare a memoria: ti capisco. Io l'ho fatto per la prima volta (da adulta) con Cortazar, con lo stesso puntiglio di ragazzina, senza mamma ad ascoltarmi, senza interrogazioni da affrontare. Solo il gusto di averla a portata di...memoria; un moto di rispetto profondo del testo.
Adesso mi capita per molti autori: mi piace farmeli ascoltare con parole vestiite delle loro emozioni.
Buona giornata anche a te.
Imparare a memoria: ti capisco. Io l'ho fatto per la prima volta (da adulta) con Cortazar, con lo stesso puntiglio di ragazzina, senza mamma ad ascoltarmi, senza interrogazioni da affrontare. Solo il gusto di averla a portata di...memoria; un moto di rispetto profondo del testo.
Adesso mi capita per molti autori: mi piace farmeli ascoltare con parole vestiite delle loro emozioni.
Buona giornata anche a te.
NATACARLA |
Studia nel liceo classico Manzoni di Milano, dove inizia con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, una relazione che, a causa dei pesanti ostacoli frapposti dalla famiglia Pozzi, verrà interrotta dal Cervi nel 1933, procurandole la depressione - «e tu sei entrata / nella strada del morire», scrive di sé in quell'anno - che contribuirà a condurla al suicidio. (Da wikipedia)