martedì, 24 novembre 2009
OMBRE
Era da tanto tempoche i miei occhi
non vedevano oltre
il vecchio scrittoio,
era da tanto tempo
che non sentivo
forte e intenso
il vibrare dei ricordi,
è così che si alimenta
quel senso di nostalgia
che diventa abbraccio
e non và più via.
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#1 24 Novembre 2009 - 07:48
Buongiorno Cara Carla, che bella e piacevole sorpresa, grazie per aver scelto questi versi intrisi di dolce nostalgia. Qualcuno li ha definiti "banalissimi" ... e forse lo sono, ma nella loro semplicità esprimono la forza dei sentimenti, quelli che affondano le radici tra le zolle del cuore. Grazie. Massimo Milani
Caro Max, molte delle poesie qui dentro sono scritte con versi molto semplici, tanto che a volte vien fatto di pensare "Ma guarda...è vero!".
Diciamo che io ne ho fatto un criterio di scelta, anche, ma guarda bene CHI ti ha definito banale, a come scrive, a cosa dice.
Buttar lì giudizi è fin troppo facile.
Leggi questa, le tue parole me la hanno ricordata.
Quanto più leva le sue fronde il rovere
su neIl'azzurro, le radici affondano
nel buio della terra: sì che mai
bufere d'acqua o vento lo divelgano.
Immobile rimane; e sopravvive,
al di là degli anni e d'infinite
generazioni d'uomini, nel tempo.
I suoi robusti rami si protendono,
in lungo e in largo, come braccia aperte.
E il tronco, in mezzo, seguita a sorreggere
un'alta e immensa cupola di tenebre.
Ti pare complicata? No, vero? L'autore non è ricorso a metafore nè a voli pindarici con le parole, eppure è arrivato esattamente ad esprimere quello che voleva e forse la comparazione con sè o con altra persona è implicita .
Se non la conosci, ti dirò a parte chi l'ha scritta.
Ti riconfermo il mio apprezzamento alla tua. Non l'avrei inserita, altrimenti, non qui, dove mi piace passeggiare e bere parole. Carla
Diciamo che io ne ho fatto un criterio di scelta, anche, ma guarda bene CHI ti ha definito banale, a come scrive, a cosa dice.
Buttar lì giudizi è fin troppo facile.
Leggi questa, le tue parole me la hanno ricordata.
Quanto più leva le sue fronde il rovere
su neIl'azzurro, le radici affondano
nel buio della terra: sì che mai
bufere d'acqua o vento lo divelgano.
Immobile rimane; e sopravvive,
al di là degli anni e d'infinite
generazioni d'uomini, nel tempo.
I suoi robusti rami si protendono,
in lungo e in largo, come braccia aperte.
E il tronco, in mezzo, seguita a sorreggere
un'alta e immensa cupola di tenebre.
Ti pare complicata? No, vero? L'autore non è ricorso a metafore nè a voli pindarici con le parole, eppure è arrivato esattamente ad esprimere quello che voleva e forse la comparazione con sè o con altra persona è implicita .
Se non la conosci, ti dirò a parte chi l'ha scritta.
Ti riconfermo il mio apprezzamento alla tua. Non l'avrei inserita, altrimenti, non qui, dove mi piace passeggiare e bere parole. Carla
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