giovedì, 02 giugno 2011
SII LA MIA NOTTE - JOSIP PUPACIC
Per qualche verso questa poesia sembra richiamare gli Inni alla Notte di Novalis (il terzo in particolare)
"Un giorno che versavo amare lacrime, che in dolore disciolta svaniva la mia speranza, ed io stavo solitario presso l'arido tumulo che in un breve oscuro spazio chiudeva la forma della mia vita - solitario come nessuno era mai stato, sospinto da indicibile angoscia - privo di forze, in me soltanto un senso di miseria, come mi guardavo intorno cercando aiuto, non potevo avanzare né indietreggiare, e mi aggrappavo alla fuggente vita, spenta, con infinita nostalgia............."
Dal confronto è piuttosto evidente quanto sia prosastico l'uno e quanto sia sintetico Josip.
Diversa epoca, diverso stile. Il nostro autore spezza il pensiero con verbi imperativi che suggeriscono, che implorano ed il risultato è quasi una preghiera, un'accorata preghiera.
"Un giorno che versavo amare lacrime, che in dolore disciolta svaniva la mia speranza, ed io stavo solitario presso l'arido tumulo che in un breve oscuro spazio chiudeva la forma della mia vita - solitario come nessuno era mai stato, sospinto da indicibile angoscia - privo di forze, in me soltanto un senso di miseria, come mi guardavo intorno cercando aiuto, non potevo avanzare né indietreggiare, e mi aggrappavo alla fuggente vita, spenta, con infinita nostalgia............."
Dal confronto è piuttosto evidente quanto sia prosastico l'uno e quanto sia sintetico Josip.
Diversa epoca, diverso stile. Il nostro autore spezza il pensiero con verbi imperativi che suggeriscono, che implorano ed il risultato è quasi una preghiera, un'accorata preghiera.
Josip Pupačić è stato uno scrittore croato. nacque a Slime vicino a Omis il 19 settembre 1928 e morì assieme alla moglie ed alla figlia per l'incendio dell'aereo su cui viaggiava dopo l'atterraggio al'aereoporto di Krk il 23 maggio 1971.
Le notizie su questo autore sono scarne e di difficile traduzione. Forse la migliore presentazione di Josip è stata fatta dal suo amico e poeta Antun Šoljan (Belgrado, 1932 – Zagabria, 1993) che nella sua poesia NEL SETTANTADUE PER COMMEMORARE LA SCOMPARSA D'UN AMICO IN UN INCIDENTE AEREO, lo ricorda così:
Le notizie su questo autore sono scarne e di difficile traduzione. Forse la migliore presentazione di Josip è stata fatta dal suo amico e poeta Antun Šoljan (Belgrado, 1932 – Zagabria, 1993) che nella sua poesia NEL SETTANTADUE PER COMMEMORARE LA SCOMPARSA D'UN AMICO IN UN INCIDENTE AEREO, lo ricorda così:
Sei emigrato a tempo in un altro mondo
varcando la frontiera col passaporto severissimamente verificato
per il fuoco della foto, della firma e del numero.
Sopranumerarie, le tue firme rimaste nei libri
di letture scolastiche verranno circondate d’ipocrisia
come orfani. Ma il tuo vero nome non è altro
che una riga nell’elenco dei turisti inglesi
con cui hai intrapreso un viaggio casuale
per visitare un paese esotico che non c’è più.
Tu hai emigrato come si deve: per sempre, senza traccia;
non venga ricordato nemmeno il tuo nome! Noi spieremo, invece,
in questo o in quel nome d’emigranti,
che per la sua forma accompagni il vagabondaggio dei senza casa,
le voci non verificate sul tuo destino:
Giuseppe Pupowski o Joseph Pupoff,
questi nomi infelici in cui si rimescola
l’origine torbida della metà del globo
e la sua vergogna presente.
Ti ricorderemo, Pupatschewsky, come emigrante,
sia pure pieno della nostalgia densa
d’una buona patria antica
coperta dalla terra o sommersa dal mare
dove i tuoi fratelli abbracciati cantano.
da (LANCIATORE DI PIETRA, autoantologia poetica, 1985)
varcando la frontiera col passaporto severissimamente verificato
per il fuoco della foto, della firma e del numero.
Sopranumerarie, le tue firme rimaste nei libri
di letture scolastiche verranno circondate d’ipocrisia
come orfani. Ma il tuo vero nome non è altro
che una riga nell’elenco dei turisti inglesi
con cui hai intrapreso un viaggio casuale
per visitare un paese esotico che non c’è più.
Tu hai emigrato come si deve: per sempre, senza traccia;
non venga ricordato nemmeno il tuo nome! Noi spieremo, invece,
in questo o in quel nome d’emigranti,
che per la sua forma accompagni il vagabondaggio dei senza casa,
le voci non verificate sul tuo destino:
Giuseppe Pupowski o Joseph Pupoff,
questi nomi infelici in cui si rimescola
l’origine torbida della metà del globo
e la sua vergogna presente.
Ti ricorderemo, Pupatschewsky, come emigrante,
sia pure pieno della nostalgia densa
d’una buona patria antica
coperta dalla terra o sommersa dal mare
dove i tuoi fratelli abbracciati cantano.
da (LANCIATORE DI PIETRA, autoantologia poetica, 1985)
L'ultima raccolta di poesie di Josip, pubblicata proprio nel 1971, si intitola La mia croce brucia ancora ed è considerata come una premonizione di quella che sarà la sua morte.
SII LA MIA NOTTE
Vieni, tu che sei mia
nella mia notte.
Crea, tu che sei mia
la mia notte:
quieta questa quiete.
Calma questa calma. Annega
questa morte. Allarga
questa stanza. Abbatti questo muro.
Alza questo cielo. Dona pace
a queste ombre. Falcia
questa pioggia. Rendi musica
queste lacrime. Fai fiorire
queste mani.
Seppellisci queste parole. Guarisci
questi occhi.
Diventa la mia notte.
Sii
La mia notte.
BUDI MOJA NOĆ
Dođi, koja si moja
u moju noć.
Stvori, koja si moja
moju noć.
Utišaj ovu tišinu.
Umiri ovaj mir.Utopi
ovu smrt.Proširi ovu
sobu. Razori ovaj zid.
Podigno ovo nebo. Pomiri
ove sjene.Pokosi
ovu kišu. Uglazbi
ove suze. Rascvjetaj
ove ruke.
Sazidaj ove riječi. Izliječi
ove oči.
I postani moja noć.
Budi
moja noć.
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#1 02 Giugno 2011 - 21:04
L' accorato canto di un'anima disarmata che cerca accoglienza
flameonair |
Anche a me questa poesia sembra un'invocazione, con tutti gli imperativi una vera richiesta irrifiutabile .. ed inizialmente ho pensato ... di conferme!!
La persona a cui è rivolta questa preghiera sembra ESSERE GIA’ in premessa quello che le si chiede di essere: la propria notte.
Ma in realtà non è così.
La notte, la quiete prima sono la morte, le ombre, un muro, le lacrime che solo quella persona puòi trasformare in vera pace (mir), nella vera notte!!
Ciao Rita B.
La persona a cui è rivolta questa preghiera sembra ESSERE GIA’ in premessa quello che le si chiede di essere: la propria notte.
Ma in realtà non è così.
La notte, la quiete prima sono la morte, le ombre, un muro, le lacrime che solo quella persona puòi trasformare in vera pace (mir), nella vera notte!!
Ciao Rita B.
utente anonimo |
Grazie ad entrambe per il vostro apprezzamento a questo autore. Al di là dell'empatia alla poesia per il modo in cui è scomparso il suo autore, trovo i suoi versi incalzanti. In un primo momento mi sembravano rivolti alla morte stessa (la vita sarebbe stata improbabile, dato che la definisce la sua notte) ma poi è sopraggiunta una positività consolatoria attribuibile a una entità fisica.
Qualcuno che, come dici Rita, E' GIA' quello che Josip vuole che sia, quello di cui ha bisogno.
Carla
Qualcuno che, come dici Rita, E' GIA' quello che Josip vuole che sia, quello di cui ha bisogno.
Carla
NATACARLA |