domenica 20 novembre 2011

A UNO SCONOSCIUTO - WALT WHITMAN

venerdì, 08 ottobre 2010
A UNO SCONOSCIUTO - WALT WHITMAN
 
E' difficile non farsi condizionare da noi stessi.
Ultimamente mi è capitato più di una volta: scrivo un paio di versi e poi butto via anche il foglio: Versi troppo miei. Da qui non vado da nessuna parte. Nessun contenuto universale. Troppo scontato. Sentito e risentito. Troppe ripetizioni.
Insomma mi critico ancora prima di aver finito di scrivere e questo non va bene: speriamo sia solo una fase.
Che comunque mi ha dato modo di apprezzare questo autore.
Certo, Walt ha fatto dell'auto condizionamento e della autocensura uno scopo di  vita.
Il  periodo in cui è vissuto non gli ha dato molta scelta: doveva mascherarsi, confondere le acque.
Perchè di quello che provava, lui, era ben consapevole.





Walt Whitman nasce a West Hills il 31 maggio 1819, da una famiglia di origine mista, olandese e nordamericana, composta oltre ai genitori, da da nove fratelli, due dei quali rivelarono ben presto notevoli handicap intellettuali.
Suo padre, Walter, si dedicava a mestieri di vario genere, dal contadino, al muratore, al carpentiere, al falegname. La madre, Louisa Van Velsor, aveva con il figlio un rapporto privilegiato: se ne ha testimonianza dalla corrispondenza che intercorse tra i due; da questa si può arguire come la comunicazione fra madre e figlio potesse superare gli ostacoli frapposti dalla scarsa alfabetizzazione di Louise.
Nel 1823 la famiglia si trasferisce Brooklin dove Walt frequenta le scuole pubbliche dal 1825 al 1830. Ma la sua carriera scolastica è breve; inizia infatti a lavorare prima come ragazzo di studio presso un dottore prima ed un avvocato poi.
Focale nella sua vita l'aver iniziato attività di apprendistato in una tipografia; grazie a questo arrivò ad essere giornalista (nell'America dei pionieri il passaggio da tipografo a giornalista era naturale) e sfrutterà questa attività per molto tempo, sia come lavoro, sia per auto pubblicare le sue poesie.
Whitman è stato autore di una sola raccolta di poesie, Foglie d'erba (Leaves of grass), oltre a vari scritti in prosa. Ne fece nel corso della sua esistenza dieci edizioni, continuamente rinnovate e ampliate. La seconda già nel 1856, la terza nel 1860 e comprendente Calamus e i Figli di Adam (Children of Adam), la quarta nel 1867 con le poesie della guerra civile, Rulli di tamburo (Drum taps) – frutto della sua esperienza negli ospedali da campo durante la guerra civile, nel 1862 - e l'elegia per la morte di Lincoln. L'ultima nel 1892, anno della sua morte.
Vittima di un colpo apoplettico nel 1873, che gli causa una parziale paralisi e dopo la perdita nel maggio dello stesso anno della madre, si trasferisce presso il fratello George nel New Jersey, dove rimarrà sino alla morte.
Ma continuerà a tenere conferenze, a scrivere ed a viaggiare.
Nel 1884 acquista una casa a Camdem, nel New Jersey, e intorno a lui si raccoglie un gruppo di discepoli sotto il nome di "Whitman Fellowship".
Whitman morì nel 1892, ma per quasi un trentennio tutti gli accorgimenti possibili furono adoperati per nascondere o mitigare il fatto che il più grande e famoso poeta statunitense fosse omosessuale
Ufficialmente cantò della libertà dell'America sana e vigorosa, pronta alla conquista, alla produzione e alla riproduzione, l'essenza di quello che diventerà successivamente il sogno americano. Famosissima la sua ode che inizia con il verso "O capitano! Mio capitano! " che farà da filo conduttore al film L'Attimo fuggente.
In realtà Whitman cantava della sua sessualità e dell'omosessualità in particolare e le numerose edizioni e revisioni delle sue poesie, ne testimoniano l'autocensura che lui stesso fa sui suoi versi.
Censura poi continuata dai critici e dai suoi traduttori.
Così facendo poté continuare a pubblicare, assumendo il ruolo dell'esaltatore dell'amore, m fu anche una scelta ingenua e pavida perché ha consegnato ai lettori futuri anche dei brutti versi o quantomeno dei versi in cui non troviamo nessuna anima dentro.
Interessante il confronto tra il testo “originale” e quello che fu costretto a censurare della poesia Attraversai una volta una città popolosa:

"Attraversai una volta una città popolosa, imprimendomi
nel cervello, per più tardi servirmene, gli esperti, le
architetture, gli usi e le tradizioni,
Ebbene adesso di tutta quella città ricordo appena un uomo
che, per amore mio, vagabondò con me,
Un giorno dopo l'altro, una notte dopo l'altra stavamo insieme!
Tutto il resto da tempo l'ho dimenticato,
Ricordo, ripeto, soltanto un uomo rude e semplice, che quando
partii mi tenne per mano tanto a lungo, con labbra tremanti
tristi, silenziose".


"Attraversai una volta una città popolosa, imprimendomi
nel cervello, per più tardi servirmene, gli esperti, le
architetture, gli usi e le tradizioni,
Ebbene adesso di tutta quella città ricordo appena una
donna, che per caso incontrai e che mi trattenne
per amore sincero,
Un giorno dopo l'altro, una notte dopo l'altra si stava insieme
tutto il resto da tempo l'ho scordato,
Ricordo, ripeto, soltanto quella donna che appassionata a
me si stringeva, Di nuovo andiamo in giro, amiamo, di nuovo ci separiamo,
Di nuovo mi afferra per mano, e non mi lascia partire,
Me la vedo accosto, con quelle labbra tristi, che tremano
in silenzio." »





A UNO SCONOSCIUTO

Sconosciuto che passi! tu non sai con che desiderio ti
guardo,
Devi essere colui che cercavo, o colei che cercavo (mi
arriva come un sogno),
Sicuramente ho vissuto con te in qualche luogo una vita
di gioia,
Tutto ritorna, fluido, affettuoso, casto, maturo, mentre
passiamo veloci uno vicino all'altro,
Sei cresciuto con me, con me sei stato ragazzo
o giovanetta,
Ho mangiato e dormito con te, il tuo corpo non è più
solo tuo né ha lasciato il mio corpo solo mio,
Mi dai il piacere dei tuoi occhi, del tuo viso, della tua
carne, passando, in cambio prendi la mia barba, il
mio petto, le mie mani,
Non devo parlarti, devo pensare a te quando siedo in
disparte o mi sveglio di notte, tutto solo,
Devo aspettare, perché t'incontrerò di nuovo, non ho
dubbi,
Devo vedere come non perderti più.



Firma di Walt Whitman tratta dal frontespizio di Foglie d'erba (1891-92).


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