venerdì, 27 novembre 2009
VERRA' LA MORTE E AVRA' I TUOI OCCHI - CESARE PAVESE
Se avesse vissuto sempre accanto al rimorso di qualcosa di non detto, nel vizio di un desiderio irrealizzabile?
Non suonerebbero allora gli ultimi versi rivelatori di quello a cui meditava?
Cesare Pavese nasce a S.Stefano Belbo il 9 Settembre 1908: qui il padre, cancelliere di tribunale a Torino, ha un piccolo podere che per tutta l'infanzia sarà per lo scrittore la sede delle sue vacanze estive, mitizzata e sempre nei suoi scritti.
Pavese si rivela un ragazzo timido, amante dei libri, della natura e sempre pronto ad isolarsi dagli altri, a nascondersi, a inseguire farfalle e uccelli, a sondare il mistero dei boschi.
Si laurea a Torino, con una tesi sulla poesia di Walt Withman.
Insegna saltuariamente in vari istituti medi statali, ma, poiché non è iscritto al partito fascista, deve ripiegare sugli istituti privati.
Nel 1933 comincia a lavorare, insieme a Carlo Levi, Massimo Mila, Leone Ginzburg e altri, alla casa editrice Einaudi, ma nel 1935 viene arrestato perché coinvolto in attività antifasciste.
Condannato al confino a Brancaleone, in Calabria, vi resta fino al Marzo del '36.
Nel 1940 l'Italia entra in guerra: Pavese è coinvolto in una nuova avventura sentimentale con una giovane universitaria che era stata sua allieva al liceo D'Azeglio e che gli aveva presentato Norberto Bobbio. La ragazza, giovane e ricca di interessi culturali, si chiamava Fernanda Pivano e colpì lo scrittore a tal punto che il 26 luglio le propose il matrimonio; malgrado il rifiuto della giovane, l'amicizia continuò. Alla Pivano Pavese dedicò alcune poesie, tra le quali "Mattino", "Estate" e "Notturno" che inserì nella nuova edizione di Lavorare stanca. Lajolo scrive che " Per cinque anni Fernanda fu la sua confidente, ed è in lei che Pavese tornò a sperare per avere una casa ed un amore. Ma anche quella esperienza - così diversa - si concluse per lui con un fallimento e per questo sfiora il suicidio. Sul frontespizio di Feria d'agosto sono segnate due date: 26 luglio '40, 10 luglio '45, che ricordano le due domande di matrimonio fatte a Fernanda e le due croci rappresentano il significato delle risposte"
In seguito scrive: "Lavorare stanca", "Paesi tuoi" "Feria d'agosto".
Dopo la caduta del fascismo si rifugia con la famiglia nel Monferrato e continua la sua produzione con " Dialoghi con Leucò", "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", "Il compagno" (premio Salento 1938), "Prima che il gallo canti", "La bella estate", "La luna e i falò".
Nello 1949 vince il Premio Strega con il volume "La bella estate".
Il 27 Agosto 1950 muore suicida in una camera al secondo piano dell'hôtel Roma a Torino lasciando solo un'annotazione, sulla prima pagina dei "Dialoghi con Leucò", sul comodino della stanza «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.».
Dai siti WindoWeb e WikipediaPavese si rivela un ragazzo timido, amante dei libri, della natura e sempre pronto ad isolarsi dagli altri, a nascondersi, a inseguire farfalle e uccelli, a sondare il mistero dei boschi.
Si laurea a Torino, con una tesi sulla poesia di Walt Withman.
Insegna saltuariamente in vari istituti medi statali, ma, poiché non è iscritto al partito fascista, deve ripiegare sugli istituti privati.
Nel 1933 comincia a lavorare, insieme a Carlo Levi, Massimo Mila, Leone Ginzburg e altri, alla casa editrice Einaudi, ma nel 1935 viene arrestato perché coinvolto in attività antifasciste.
Condannato al confino a Brancaleone, in Calabria, vi resta fino al Marzo del '36.
Nel 1940 l'Italia entra in guerra: Pavese è coinvolto in una nuova avventura sentimentale con una giovane universitaria che era stata sua allieva al liceo D'Azeglio e che gli aveva presentato Norberto Bobbio. La ragazza, giovane e ricca di interessi culturali, si chiamava Fernanda Pivano e colpì lo scrittore a tal punto che il 26 luglio le propose il matrimonio; malgrado il rifiuto della giovane, l'amicizia continuò. Alla Pivano Pavese dedicò alcune poesie, tra le quali "Mattino", "Estate" e "Notturno" che inserì nella nuova edizione di Lavorare stanca. Lajolo scrive che " Per cinque anni Fernanda fu la sua confidente, ed è in lei che Pavese tornò a sperare per avere una casa ed un amore. Ma anche quella esperienza - così diversa - si concluse per lui con un fallimento e per questo sfiora il suicidio. Sul frontespizio di Feria d'agosto sono segnate due date: 26 luglio '40, 10 luglio '45, che ricordano le due domande di matrimonio fatte a Fernanda e le due croci rappresentano il significato delle risposte"
In seguito scrive: "Lavorare stanca", "Paesi tuoi" "Feria d'agosto".
Dopo la caduta del fascismo si rifugia con la famiglia nel Monferrato e continua la sua produzione con " Dialoghi con Leucò", "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", "Il compagno" (premio Salento 1938), "Prima che il gallo canti", "La bella estate", "La luna e i falò".
Nello 1949 vince il Premio Strega con il volume "La bella estate".
Il 27 Agosto 1950 muore suicida in una camera al secondo piano dell'hôtel Roma a Torino lasciando solo un'annotazione, sulla prima pagina dei "Dialoghi con Leucò", sul comodino della stanza «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.».
VERRA' LA MORTE E AVRA' I TUOI OCCHI
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
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