domenica 1 aprile 2012

QUELLO CHE HO - TOMAS SEGOVIA

Di questa poesia non esiste una traduzione. Non ci sono suoi libri in italiano, o almeno io non ne ho trovati, come pure non si trova la sua biografia, se non nei siti stranieri. Ho quindi provveduto da sola e come mi succede di solito, ho trovato altre sue poesie altrettanto ed anche più notevoli. 
In questa il tema è emblematico per un esule, uno della sua generazione, che  si deve allontanare da amici e da parenti, costretto a spostarsi di paese in paese o da una nazione ad un'altra. 
Non ci si può attaccare agli oggetti, perchè spesso dev'essere abbandonato tutto quello che non entra dentro una valigia: naturale il pensiero di censire quello che, invece si possiede, sia pure l'aria che si respira.
Poesia semplice e lineare, per la quale ho voluto mantenere il rapporto di quelle parole anaforicamente costanti, a costo di far sembrare puerile la mia traduzione, ma diversamente mi sarebbe sembrato di tradire l'autore.
A questo punto, mi piacerebbe avere qualche riscontro al mio lavoro.
Sono stata contenta di scoprire che Tomas era un blogger convinto.








Tomas Segovia, scrittore e poeta, nasce a Valencia il 21 maggio 1927, come era solito dire "mia madre era in città per caso e ho deciso di unirsi a lei". Dopo la vittoria di Franco nella guerra civile, la sua famiglia, di fede repubblicana, fu costretta all'esilio. Dapprima a Parigi e poi a Casablanca prima di stabilirsi nel 1940 in Messico, uno dei pochi paesi per fornire il supporto a titolo definitivo alla Repubblica, anche nella sconfitta.
Là, completò gli studi di Filosofia e letteratura spagnola alla Università Nacional Autonoma de Mexico e poi al Colegio de Mexico. Dopo gli studi insegnò non solo alla UNAM (Universidad Nacional Autónoma de Messico), ma anche presso l'Institut Français d'Amérique Latine' e 'Alliance Française'. Seguirono quattro anni di permanenza in Uruguay e successivamente torna in Francia. Nel 1966 torna in Messico, grazie alla sovvenzione del 'Guggenheim Foundation', restando presso il 'Colegio de Messico' come studioso di letteratura, salvo un periodo come professore ospite presso l'Università di Princeton. Si ritira dalla quella vita nel 1984, vivendo tra Madrid ed il sud della Francia, dove si dedica alla traduzione e ad impartire conferenze, corsi e seminari.
Col suo primo libro pubblicato nel 1945, entra a far parte della scena intellettuale di Città del Messico, fondando nel 1946 la rivista Presencia ancora adolescente. Ha poi diretto la rivista La Revista Mexicana de Literature (1958-1963), e successivamente ha collaborato con le due pubblicazioni letterarie messicane più importanti: Plurale e Vuelta - quest'ultima fondata da lui stesso con Octavio Paz.
Fu anche un membro del consiglio consultivo del dizionario della lingua spagnola in Messico.
Numerosi i riconoscimenti ottenuti: Premio Xavier Villaurrutia nel 1972, in due occasioni ha ricevuto la 'Alfonso-X-Prize' per le traduzioni letterarie, il premio Octavio Paz per la Poesia e il saggio, il Premio Juan Rulfo nel 2005, uno dei più importanti dell'America Latina
Muore a Città del Messico, il 7 Novembre 2011 per un cancro. Il senato del parlamento messicano osserva un minuto di silenzio in suo onore.
In Spagna, il direttore dell'Istituto Cervantes dirà: con la sua morte abbiamo perso uno dei grandi punti di riferimento di quella che è stata chiamata la generazione degli esuli.







QUELLO CHE HO


Mi stanco sempre di contare
prima di finire l'inventario
di tutto quello che ho
Tante albe e crepuscoli
e notti silenziose
Tanti alberi in tutto il mondo
quasi tutti con uccelli
Tante delizie per il tatto e la vista
e l'udito finchè mi arriva
per l'olfatto ed il gusto raffinato
e tante ore per stare allegro
e altre per  sognare assopito
e tanti giorni con le sue notti
come  il fedele  rinnovarsi dell'onda
Ho tutto questo oltre
la donna che mi possiede.




Lo que tengo

Siempre me canso de contar
Antes de completar el inventario
De todo lo que tengo
Tantos amaneceres y crepúsculos
Y altas noches calladas
Tantos árboles por todo el mundo
Casi todos con pájaros
Tantas delicias para el tacto y para el ojo
Y el oído hasta donde todavía me llega
Para el olfato y el taimado gusto
Y tantas horas para estar despierto
Y otras para soñar dormido
Y tantos días con sus noches
Como el fiel renovarse de las olas
Todo eso tengo y además
La mujer que me tiene.


da Estuario
Edizioni Pre-textos 2011
Collezione La croce del sud

2 commenti:

  1. bellissima traduzione!!!!!!!
    Avrei solo detto " di tutto quel che ho" per mantenere il tono quasi da filastrocca della poesia e "addormentato" al posto di "assopito",forse un po' troppo aulico.

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    Risposte
    1. Sulla tua prima osservazione, mi trovi d'accordo. E' una possibilità che non ho neppure presa in considerazione, dal momento che non uso mai le tronche.
      Sull'addormentato invece non sono d'accordo. Il termine "assopito" l'ho usato proprio perchè richiamato dal suono del precedente "sognare".
      Nella pronuncia della lingua spagnola c'è una forte assonanza tra i suoni delle parole "soñar" e "dormido" che mi è piaciuto mantenere, anche se probabilmente il termine "addormentato" da te indicato è più corretto.
      Grazie Jago: prezioso come sempre.

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