E con questo saranno 20 anni che non ci sei più.
Dopo
così tanto tempo, mi sono dimenticata di ricordare, presa da tutto
quello che mi ha servito la vita. Dapprima il pensiero era Sempre, poi
ogni giorno, una volta a settimana, una al mese, poi ad ogni festività:
tutti senza di te.
Le occasioni le più diverse: la mia voce che si
trasforma - a tratti - nella tua, una filastrocca come DNA da perpetuare, i miei
pensieri chiusi dentro le fotografie, il viso di quel tuo fratello, così
diverso e così uguale.
I tuoi modi di dire e di parlare con quella poesia che non
conoscevi ma che avevi dentro e ricordi come perle cadute dal filo da
raccogliere prima che siano
perduti, fino alle parole ultime ed il freddo delle tue mani.
Mi manchi ancora, mi manchi sempre.
Nato
nel 1930 a Berlino da padre tedesco e madre italiana, Zach è ben presto
costretto dal nazismo ad emigrare in Palestina con la famiglia. Benché
all’epoca fosse molto piccolo, quest’evento segnò indelebilmente la sua
vita (“Hitler ancora scorre nelle mie vene”, egli scrive),
configurandosi come un fatto traumatico nella sua poesia (“...ma io mi
accontento di gridare nel sogno”). E' uno dei maggiori poeti israeliani
viventi.
Quando Zach emigrò ad Haifa quando era solo un bambino.
Fece parte dell'avanguardia di un gruppo di poeti che iniziarono a
pubblicare, dopo la fondazione di Israele. Come redattore e critico, ma
anche come traduttore e poeta, Zach ha avuto una grande influenza sullo
sviluppo della moderna poesia ebraica. A distinguerlo dai poeti della
generazione degli anni 1950 e 1960 è il suo manifesto poetico Zeman
veRitmus etsel Bergson uvaShira haModernit [Time and Rhythm in Bergson
and in Modern (Hebrew) Poetry], oltre al saggio "Pensieri sulla poesia
Alterman», che è stato pubblicato sulla rivista Achshav (Adesso) nel
1959. Un manifesto importante per la ribellione del Likrat (verso),
contro il pathos lirico dei poeti sionisti, anche se è stato un attacco a
Nathan Alterman, uno dei poeti più importanti e stimati del paese. Nel
saggio Zach decide nuove regole per la poesia, rima e metrica diverse da
quelle che erano consuetudine nella poesia ebraica in quel momento.
Dal
1960 al 1967, Zach tenne diverse conferenze negli istituti di
istruzione superiore di Tel Aviv e di Haifa. Dal 1968 al 1979 ha vissuto
in Inghilterra, completando il suo dottorato di ricerca presso la
University of Essex .
Dopo essere tornato in Israele, ha insegnato presso la Tel Aviv University ed è stato professore presso l' Università di Haifa.
E'
conosciuto per le sua traduzioni della poesia di Else Lasker Schuler
(la poetessa tedesca fuggita dalla Germania nazista che morì a
Gerusalemme nel 1945) e di Allen Ginsberg.
INTANTO
Intanto lei torna da me ogni volta che dormo in sogno
e le dico bentornata, siediti intanto,
e lei rassetta, al suo solito, il cuscino,
è innaturale che una madre non rassetti il cuscino a suo figlio
e che il figlio rassetti invece il cuscino di sua madre
e asciugo i suoi sudori freddi e liscio i suoi capelli stopposi
e stringendole la mano fredda le dico non temere
il posto dove vai, non ne tornerai
a mani vuote come tante volte ne tornasti
perché nel posto dove vai non ci sono speranze
né perdita, rimorso e dolore, neppure quello di madre,
nel posto dove vai non manca nulla. È un posto perfetto.
(da Sento cadere qualcosa)
E' la poesia che ognuno di noi ha nel profondo del cuore ( quante volte abbiamo sentito invocare "mamma!" dai malati, dai moribondi...)
RispondiEliminaSolo, purtroppo, non so quale sia "il posto perfetto".
Forse, solo forse, era qui, accanto a noi il vero ed unico "posto perfetto"
A rassettarci il cuscino.
Ales
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EliminaBuongiorno Ales..Tenerissimo il tuo pensiero. Penso che Nathan te lo abbia proprio estorto a forza. Ma io lo so che sei capace di sentimenti come questo e immaginavo che ti sarebbe piaciuta questa poesia.
RispondiEliminaIo ne ho data una mia interpretazione che è questa.
Il poeta rivive i momenti ultimi in cui assisteva la madre. Forse è stata lei stessa a dirgli: "Dovrei essere io a sistemarti il cuscino".
Le sue parole vogliono essere di conforto, di rassicurazione ed anche questo è innaturale.
Ricordi come sia stata proprio tua madre a asciugare le tue lacrime, a dire, "vedrai che domani starai meglio" e come credevi ciecamente in questo? Il posto perfetto? Chissà! Forse è il paradiso, forse è il ruolo del tuo angelo custode. Forse il non esistere: atomi nell'aria che si assembleranno con chissà cosa e si poseranno chissà dove....
Grazie del commento.