sabato, 27 giugno 2009
13 SETTEMBRE 1966 - GIUSEPPE UNGARETTI
Nacque ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio 1888 da genitori Lucchesi "in una notte buia e tempestosa", come ebbe modo lui stesso di dire.
Il padre, operaio al Canale di Suez, morirà due anni dopo la sua nascita.
La madre, che gestisce un forno ai confini del deserto, riuscirà a garantire i suoi studi presso la più prestigiosa scuola di Alessandria, la Ecole Suisse Jacot e i successivi studi universitari in Francia.
Il suo amore per la poesia nacque proprio alla Jacot e attraverso le riviste Mercure de France e La Voce, inizierà a conoscere la poetica rispettivamente francese (Mallarmé, Rimbaud e Baudelaire ) ed italiana (Leopardi).
Frequenta luoghi di riunioni di anarchici e socialisti e dopo aver partecipato alla campagna interventista allo scoppio della Prima GUerra Mondiale, si arruolerà nel 1915 come fante volontario, combattendo sul Carso e poi nel 191o in Francia, nella zona di Champagne.
Ed è in Francia che rimase alla fine della guerra, dovenel 1920 sposò Jeanne Dupoix che gli darà due figli, Anna Maria - detta Ninon - (1925) ed Antonietto (1930).
L'anno successivo al suo matrimonio si trasferisce in Italia, dove collaborerà col Ministero degli Esteri ed aderirà al fascismo nel 1925, firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti.
In questo periodo usciranno anche alcune sue pubblicazioni.
Durante uno dei suoi viaggi all'estero, gli viene offerta la cattedra di letteratura italiana all'Università di San Paolo del Brasile che accetterà, trasferendosi in Argentina con la sua famiglia.
Qui troverà la morte il suo adorato Antonietto, per una appendicite mal curata.
Nel 1942 rientrerà in Italia e viene nominato Accademico d'Italia e per "chiara fama" Professore di letteratura moderna e contemporanea all'Università di Roma.
Una grande notorietà la acquisì grazie alle letture dei versi dell'Odissea che precedevano le trasmissioni delle puntate televisive del poema omerico realizzate per la Rai dal regista Franco Rossi.
E qui devo dire che la voce di Ungaretti, forte e vibrante, la ricordo bene. Era la parte più bella e più intensa persino della vicenda dell'Odissea che, all'epoca, non conoscevo.
Forse il fascino dei versi, accompagnato dall'episodio assolutamente inedito per me, era uno degli appuntamenti della televisione che non si potevano perdere.
Il gusto di leggere ad alta voce le poesie che amo deriva da quel periodo. Ma continuiamo...
Resta poco ancora di importante da dire.
La sua ultima poesia, che naque (perchè le poesie nascono,sapete?) nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1 gennaio 1970, l'ultimo riconoscimento dell'università dell'Oklahoma dove si recò come ultimo viaggio e la morte per broncopolmonite tra il 1 e il 2 giugno 1970.
Un'ultimissima annotazione è che fece molte traduzioni di autori latini e greci, riversando in queste sue versioni tutta la sua sensibilità di poeta.
E' un poeta che mi ha dato sempre molto con le sue poesie, tant'è che "usai" la sua poesia "LA MADRE" sia quando feci gli esami delle medie, sia per la preparazione di quelli della maturità.
Non è molto importante quest'ultima cosa, in effetti, ma avete notato il titolo del blog?
Il padre, operaio al Canale di Suez, morirà due anni dopo la sua nascita.
La madre, che gestisce un forno ai confini del deserto, riuscirà a garantire i suoi studi presso la più prestigiosa scuola di Alessandria, la Ecole Suisse Jacot e i successivi studi universitari in Francia.
Il suo amore per la poesia nacque proprio alla Jacot e attraverso le riviste Mercure de France e La Voce, inizierà a conoscere la poetica rispettivamente francese (Mallarmé, Rimbaud e Baudelaire ) ed italiana (Leopardi).
Frequenta luoghi di riunioni di anarchici e socialisti e dopo aver partecipato alla campagna interventista allo scoppio della Prima GUerra Mondiale, si arruolerà nel 1915 come fante volontario, combattendo sul Carso e poi nel 191o in Francia, nella zona di Champagne.
Ed è in Francia che rimase alla fine della guerra, dovenel 1920 sposò Jeanne Dupoix che gli darà due figli, Anna Maria - detta Ninon - (1925) ed Antonietto (1930).
L'anno successivo al suo matrimonio si trasferisce in Italia, dove collaborerà col Ministero degli Esteri ed aderirà al fascismo nel 1925, firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti.
In questo periodo usciranno anche alcune sue pubblicazioni.
Durante uno dei suoi viaggi all'estero, gli viene offerta la cattedra di letteratura italiana all'Università di San Paolo del Brasile che accetterà, trasferendosi in Argentina con la sua famiglia.
Qui troverà la morte il suo adorato Antonietto, per una appendicite mal curata.
Nel 1942 rientrerà in Italia e viene nominato Accademico d'Italia e per "chiara fama" Professore di letteratura moderna e contemporanea all'Università di Roma.
Una grande notorietà la acquisì grazie alle letture dei versi dell'Odissea che precedevano le trasmissioni delle puntate televisive del poema omerico realizzate per la Rai dal regista Franco Rossi.
E qui devo dire che la voce di Ungaretti, forte e vibrante, la ricordo bene. Era la parte più bella e più intensa persino della vicenda dell'Odissea che, all'epoca, non conoscevo.
Forse il fascino dei versi, accompagnato dall'episodio assolutamente inedito per me, era uno degli appuntamenti della televisione che non si potevano perdere.
Il gusto di leggere ad alta voce le poesie che amo deriva da quel periodo. Ma continuiamo...
Resta poco ancora di importante da dire.
La sua ultima poesia, che naque (perchè le poesie nascono,sapete?) nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1 gennaio 1970, l'ultimo riconoscimento dell'università dell'Oklahoma dove si recò come ultimo viaggio e la morte per broncopolmonite tra il 1 e il 2 giugno 1970.
Un'ultimissima annotazione è che fece molte traduzioni di autori latini e greci, riversando in queste sue versioni tutta la sua sensibilità di poeta.
E' un poeta che mi ha dato sempre molto con le sue poesie, tant'è che "usai" la sua poesia "LA MADRE" sia quando feci gli esami delle medie, sia per la preparazione di quelli della maturità.
Non è molto importante quest'ultima cosa, in effetti, ma avete notato il titolo del blog?
E questa è una delle sue fotografie che amo di più: sarà quel cappello, un pò di traverso, lo stesso che portava mio nonno e nel medesimo modo, anche lui fante nella Grande Guerra.
Esprime prorpio una gioia, un gusto per la vita straordinari.
Ungà, questa te la dovevo proprio....
13 SETTEMBRE 1966
Le mani con un tremito
del telefono stringevano il filo;
mi aveva poco prima
recato la tua voce
che mi diceva addio.
Un vagante raggio ebbe la luce,
tenue filo dell'anima
del mio bacio donato
solo dal desiderio.
Ma dall'esilio ci libererà
l'ostinato mio amore.
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lui che cercava nel silenzio le parole, per scavare abissi ha regalato a me, e a tanti altri, milioni di parole adatte a farlo. Provo per lui una forma d'amore. Che grande uomo! Mi unisco al tuo omaggio. Un abbraccio!